Fondazione Boschi Di Stefano

Informazioni

Casa Museo Boschi Di Stefano

via Giorgio Jan 15, Milano

Telefono: +39 02 88 46 36 14
(lunedì-venerdì ore 9.00-16.00)

Telefono: +39 02 88 46 47 48
(sabato-domenica ore 10.00-17.00)

Email: c.casaboschi@comune.milano.it

Orario di apertura

Da martedì a domenica dalle 10.00  17.30
(ultimo ingresso 17.00)
chiusura 1 gennaio | 1 maggio | 25 dicembre

Ingresso gratuito

La prenotazione è consigliata, ma non obbligatoria, su circuito Vivaticket

Possono accedere al Museo Gruppi di massimo 20 persone.
Ai gruppi più numerosi verrà chiesto di suddividersi all’interno del percorso.

Come raggiungerci

MM1 Lima, Tram 33, Bus 60

Vai alle indicazioni stradali

La Casa Museo

La Fondazione Boschi Di Stefano

Dal 5 febbraio 2003 in via Giorgio Jan n. 15 è aperta al pubblico la Casa-Museo Boschi Di Stefano, che espone – nei locali abitati in vita dai coniugi Antonio Boschi (1896-1988) e Marieda Di Stefano (1901-1968) – una selezione di circa trecento delle oltre duemila opere della loro collezione, donata al Comune di Milano nel 1974.

La collezione rappresenta una straordinaria testimonianza della storia dell’arte italiana del XX secolo – comprendente pitture, sculture e disegni – dal primo decennio del Novecento alla fine degli anni Sessanta.

La Casa-Museo è collocata in una palazzina realizzata all’inizio degli anni Trenta del Novecento dall’Architetto Piero Portaluppi. Gli ambienti, ripristinati dal Comune di Milano, sono stati allestiti ed arredati a cura della Fondazione Boschi Di Stefano, costituita nel 1998.

Negli undici spazi espositivi, le opere sono state distribuite adottando un criterio di successione cronologica e di selezione qualitativa curato da Maria Teresa Fiorio ex Direttore delle Civiche Raccolte d’Arte di Milano, con arredi scelti per la loro consonanza storica, come la sala da pranzo ideata da Mario Sironi nel 1936.

I Collezionisti

Nel 1927 ha inizio la vita coniugale di Antonio Boschi e Marieda Di Stefano

Conosciutisi l’anno precedente durante una vacanza in Val Sesia, decidono immediatamente di sposarsi, ma le convenzioni sociali del tempo impongono un periodo di fidanzamento. Lui, classe 1896, è un giovane ingegnere di origine novarese, appena assunto alla Pirelli, ove svolgerà una brillante carriera, testimoniata da numerosi e importanti brevetti come, uno su tutti, il GIUBO (Giunto Boschi). Nel suo passato l’incarico come dirigibilista durante la Prima Guerra Mondiale, un’esperienza di due anni nel ramo ferroviario a Budapest appena laureato e una grande passione per la musica, in particolare per il violino.

Marieda, nata a Milano nel 1901, respira già in famiglia la passione per l’arte, il padre Francesco è un collezionista di opere soprattutto del Novecento sarfattiano. Attratta dalle possibilità materiche e coloristiche offerte dalla ceramica, Marieda dopo gli studi regolari prende lezioni nello studio dello scultore Luigi Amigoni. Negli anni esporrà, con riconoscimento, in molte mostre non solo nazionali. Al 1962 risale la fondazione della Scuola di ceramica, che porta il suo nome, sita nello stesso stabile di via Jan 15 e diretta fino al 2011 da Migno Amigoni, figlia del maestro e amica personale di Marieda dagli anni Trenta.

Come affermò lo stesso Boschi la collezione porta di diritto i nomi di entrambi i coniugi: “non è un omaggio reso alla memoria della mia compagna” – morta nel 1968 – “ma corrisponde alla realtà. Opera comune nel senso totale: in quello materiale con le implicazioni di decisioni, di applicazione, di sacrifici finanziari e conseguenti rinunce in altri campi; e in quello artistico come concordanze di gusti, di indirizzi, di scelte”.
Il forte senso civico e sociale spingerà Antonio Boschi a provvedere per una prima donazione al Comune di Milano, che avrà luogo nel 1974. A essa ne farà seguito una seconda, attuata alla sua morte nel 1988, comprendente gli ultimi acquisti solitari, operati per lo più tramite la Galleria delle Ore.

Le opere esposte

La Fondazione Boschi Di Stefano

Negli undici spazi espositivi della Casa-Museo Boschi Di Stefano sono riunite circa trecento delle oltre duemila opere raccolte da Antonio e Marieda Boschi Di Stefano, distribuite adottando un criterio di successione cronologica e di selezione qualitativa curato da Maria Teresa Fiorio ex Direttore delle Civiche Raccolte d’Arte di Milano.

All’ingresso si trovano i ritratti dedicati ai coniugi Boschi e le ceramiche della stessa Marieda, indi attraverso un corridoio con tele di Severini e di Boccioni si raggiunge la “sala del Novecento italiano” con opere di Funi, Marussig, Tozzi, Carrà e Casorati. Nella “sala Sironi”, interamente dedicata all’artista, sono presenti sculture di Arturo Martini. Il successivo ambiente comprende il Gruppo di Corrente, sette Moranti e sei De Pisis.

In un piccolo corridoio sono riuniti i Chiaristi, mentre proseguendo la visita si giunge nella sala degli “Italiens de Paris”: Campigli, Paresce, Savinio con L’Annunciazione (1932) e de Chirico con La scuola dei gladiatori (1928). La “sala Fontana” propone un prezioso insieme di venti lavori, mentre le ultime due stanze sono riservate ai postcubisti picassiani, agli spazialisti, ai nucleari e ai pittori informali, fra cui Piero Manzoni con i celebri Achrome.

Gli arredi

Fra le volontà testamentarie di Antonio Boschi

Si prevedeva che l’appartamento di via Jan 15, dove lui e Marieda avevano a lungo vissuto, fosse aperto al pubblico come casa-museo, ospitando una selezione delle opere da loro raccolte.

Per motivi di sicurezza e di conservazione non è stato possibile mantenere l’integrità originaria di quello che Ornella Selvafolta descrive come ‹un museo abitato› dove “gli spazi, l’allestimento, gli arredi risultano quasi ‹sottomessi› alle ragioni dell’arte”. Quindi pochi i mobili recuperati – fra questi un tavolino disegnato da Piero Portaluppi e il pianoforte Bechstein – così la Fondazione Boschi Di Stefano ha provveduto ad acquisire le necessarie integrazioni, operando scelte conformi sia all’epoca dell’edificio sia alle opere esposte.

Nell’ex camera degli ospiti è ora collocato un arredo completo per studio prodotto dalla ditta Ducrot di Palermo attorno al 1930, mentre nella stanza monografica dedicata a Mario Sironi si propone una sala da pranzo disegnata dal medesimo artista e presentata nel 1936 alla VI Triennale di Milano.

Degni di nota sono, inoltre, i mobili per sala da pranzo progettati da Gino Levi Montalcini nel 1949-50 e il lampadario “Agena”, della collezione Galassia, ideato da Alessandro Mendini e realizzato da Venini nel 1993, installati nell’ex camera da letto dei coniugi Boschi.

Museo del Novecento

Sono esposte altre opere della Collezione Boschi Di Stefano

Nel Museo del Novecento, aperto nel 2010, sono esposte altre opere della Collezione Boschi Di Stefano. Inoltre, in una saletta presso l’ingresso del Museo, arredata dall’Atelier di Alessandro e Francesco Mendini con dettagli ripresi dalle parti comuni della casa di via Jan 15, opera di Piero Portaluppi (fra cui una replica del lampadario dell’androne d’ingresso), è esposto un modellino di un settore della casa: all’interno del quale sono ricostruiti (a cura di Clara Rota) alcuni particolari della originaria abitazione dei collezionisti.

Nella stessa saletta, uno schermo dà informazioni su altri luoghi milanesi dove sono visibili opere di pittura e di architettura del Novecento italiano