
Archivi
La Fondazione Boschi Di Stefano
ha acquisito e conserva fondi archivistici legati ad importanti figure del panorama artistico e critico del XX secolo, come il fondo Mercedes Precerruti Garberi (1927-2007), già Direttrice delle Civiche Raccolte d’Arte di Milano; il fondo Liana Bortolon (1923-2020), giornalista e critica d’arte; e il fondo di disegni (album), fotografie e lettere del pittore Giannino Grossi (1889-1969).
L’Archivio personale di M. Garberi consiste in materiali eterogenei, come fotografie e manoscritti, la cui ricchezza consente di ricostruire la sua metodologia critica e la genesi di allestimenti museali e importanti mostre.
Il Fondo Bortolon comprende articoli, fotografie che la ritraggono insieme ad artisti e intellettuali, nonché da un nucleo di corrispondenza con personalità del contesto storico artistico, come ad esempio Ennio Morlotti, che ne restituiscono la poliedricità e i legami.
Il fondo Grossi è costituito da “Fotografie e documenti” e “Materiali di bottega” che, confrontati con le fotografie di opere pittoriche e ceramiche dipinte, consentono di comprendere le varie fasi del suo processo creativo.
Infine, in archivio è conservato un nucleo di super 8 ritraenti i coniugi Boschi Di Stefano nei loro frequenti viaggi.
Biblioteca
Fondazione Boschi Di Stefano
si compone di circa 3300 volumi, il cui nucleo più cospicuo proviene dalla biblioteca privata dello storico dell’arte Ettore Camesasca (1922-1995), a cui si sommano due fondi librari legati agli archivi personali della Direttrice delle Civiche Raccolte d’Arte di Milano, Mercedes Precerutti Garberi (1927-2007), e della giornalista e critica d’arte, Liana Bortolon (1923-2020).
Completa il patrimonio librario una sezione dedicata a monografie e testi legati alla storia dell’arte e del collezionismo del XX secolo.

Gli arredi
Fra le volontà testamentarie di Antonio Boschi
si prevedeva che l’appartamento di via Jan 15, dove lui e Marieda avevano a lungo vissuto, fosse aperto al pubblico come casa museo, ospitando una selezione delle opere da loro raccolte.
Per motivi di sicurezza e di conservazione non è stato possibile mantenere l’integrità originaria di quello che Ornella Selvafolta descrive come un museo abitato dove “gli spazi, l’allestimento, gli arredi risultano quasi ‹sottomessi› alle ragioni dell’arte”. Pochi i mobili recuperati – fra questi un tavolino disegnato da Piero Portaluppi e il pianoforte Bechstein del 1913 – e necessarie le integrazioni a cui ha provveduto la Fondazione Boschi Di Stefano, acquisendo arredi secondo scelte conformi sia all’epoca dell’edificio sia alle opere esposte.
Nell’ex camera degli ospiti è ora collocato un arredo completo per studio prodotto dalla ditta Ducrot di Palermo attorno al 1930, mentre nella stanza monografica dedicata a Mario Sironi si può ammirare una sala da pranzo disegnata dal dall’artista e presentata nel 1936 alla VI Triennale di Milano.
Degni di nota sono, inoltre, i mobili per sala da pranzo progettati da Gino Levi Montalcini nel 1949-50 e il lampadario “Agena”, della collezione Galassia, ideato da Alessandro Mendini e realizzato da Venini nel 1993, visibili nell’ex camera da letto dei coniugi Boschi.