Fondazione Boschi Di Stefano

Gli arredi della Casa-Museo

Quaderno 2

La passione di Marieda Di Stefano e Antonio Boschi per l’arte del loro tempo, l’attenzione con cui ne hanno seguito l’evolversi e partecipato alle vicende dei suoi protagonisti, hanno costantemente influito sui modi e gli ambienti della loro vita. Così da rendere l’appartamento in via Jan 15 uno straordinario “museo abitato”, un luogo dove le esigenze della collezione sembrano avere avuto il sopravvento anche sulle funzioni domestiche e dove gli spazi, l’allestimento, gli arredi risultano quasi “sottomessi” alle ragioni dell’arte. Quando, dopo la morte di Antonio Boschi, l’abitazione è giunta al Comune di Milano, completa delle raccolte d’arte, ma priva della maggior parte dei mobili e suppellettili originali, le lacune dell’arredo non sono sembrate perciò una perdita irreparabile, o per lo meno tali da snaturare gli intenti della futura Casa-Museo.

Ricollocati quadri e sculture secondo più funzionali criteri espositivi, recuperati alcuni dei pochi mobili rimasti, è stato però necessario procedere a un “allestimento” capace di trasmettere l’idea della domesticità, di rammentare costantemente al visitatore di essere in una casa e non in una galleria d’arte, cercando di suggerire quella trama di corrispondenze “affettive” che aveva legato gli ambienti di vita dei coniugi Boschi ai loro dipinti, sculture, ceramiche d’arte.

La Fondazione Boschi Di Stefano ha quindi deciso di acquistare una serie di arredi che conferissero ai locali l’atmosfera di “stanze di abitazione” in coerenza con un museo d’arte del tutto speciale: situato al secondo piano di un normale edificio ad appartamenti e al quale si accede varcando una normale soglia d’ingresso. Tale atmosfera è stata “ricostituita” attraverso arredi scelti congruentemente all’epoca dell’edificio, costruito dall’impresa Radici Di Stefano tra il 1929 e il 1931 con la consulenza artistica dell’architetto Piero Portaluppi (1888-1967). La sua “mano” è evidente negli esterni con il singolare trattamento dell’angolo ad innesto diagonale di volumi, ma si rivela anche negli interni, nelle finiture degli appartamenti e nel décor dell’androne, del corpo scale e dei pianerottoli.

Nei pavimenti a mosaico, nelle ringhiere in ferro battuto, nel disegno delle lampade predominano gli angoli e spigoli evidenziati, i profili mistilinei e le linee spezzate che in questi decenni individuano il vocabolario espressivo di Portaluppi. Con poche eccezioni tutti i nuovi arredi della Casa-Museo risalgono al periodo tra le due guerre e comprendono lampade e mobili che intendono armonizzarsi sia con il “passato” della casa, sia con le sue attuali esigenze espositive. Seguendo l’itinerario di visita proponiamo quindi una breve guida agli arredi.

Ornella Selvafolta